domenica 29 giugno 2008

VI DICHIARO PADRINO E MADRINA

Questa storia non è un film. Una coppia di carissimi amici ha chiesto a me e alla mia metà (sì, ho una metà, lo so, è incredibile) di fare da madrina e padrino al battesimo del loro bambino. Noi non siamo praticanti e abbiamo un rapporto critico con le istituzioni religiose, ma a tale amorosa richiesta è scattato un moto di orgoglio e di riconoscenza, e oltre tutto nessuno ce l’aveva mai chiesto. Bene. Cerchiamo di procurarci la documentazione necessaria. Contatto il parroco per ottenere il richiesto certificato d’idoneità. M’interrogherà, penso. Mi chiederà «Che cos’è il battesimo? A cosa serve? Quali i simboli e i loro significati nella cerimonia? In che punto del vangelo si parla del battesimo per la prima volta? Che cosa intendiamo per rito di esorcismo?» Ma io non mi preoccupo, so tutto, e anche questo è incredibile. Però, colpo di scena. Niente interrogazione, solo un’affermazione. Il parroco mi dice: «Non posso darvi l’autorizzazione, siete conviventi». Io però ho un asso nella manica: «No, ci siamo sposati». È vero, anche se non lo sa nessuno. Ma la soddisfazione dura poco: «Sposati... in chiesa?». «Beh, no, col rito civile». «E allora niente da fare». Caspita, penso io, la cosa si fa difficile. Ma come, ma se il novanta per cento delle coppie sposate in chiesa non sa nemmeno farsi il segno della croce nella direzione giusta!
I nostri amici non si danno per vinti. Mi procurano il numero di telefono di un monsignore in grado – pare – di concedere il consenso. Odio fare telefonate, ancora di più ai monsignori, ma per tigna e soprattutto per amore di amicizia lo faccio. Il suddetto mi fa l’interrogatorio sul perché non mi sono sposata in chiesa e poi mi spara una frase agghiacciante: «Ve bene, non c’è problema. Venite qui da me martedì mattina e vi sposo col rito religioso in quattro e quattr’otto. Nessuno lo sa, ma esiste la formula tal dei tali (e mi snocciola il nome in latino, purtroppo non me lo ricordo)». «Ah, grazie – rispondo io, tutta impaurita – chiamo subito mio marito e poi mi rifaccio viva con lei per l’appuntamento». Sì, come no... Morale della favola: non sarò madrina reale, solo madrina honoris causa.
Leggo dal catechismo della chiesa cattolica che i requisiti per essere padrini e madrine di un battezzando sono pochi: essere battezzati e non essere conviventi, divorziati o sposati civilmente. Per il resto non c’è problema (quindi pedofili, stupratori, assassini, usurai sono ben accetti, purché sposati col rito religioso). Ci devono essere delle REGOLE, giusto. Io le rispetto, giusto. Sono io che voglio restarne fuori, giusto. Bisogna essere più RIGOROSI, giusto. Allora perché si permette il battesimo ai neonati (che è solo una tradizione, mentre secondo le REGOLE della chiesa il battezzando deve essere capace di intendere e di volere, quindi più grande?) Forse perché se aspettano che i ragazzi crescano poi col cavolo che si battezzano? Ma basta, non voglio accanirmi. Mi rimane un’intima soddisfazione: l’otto per mille da anni io lo do alla chiesa valdese, tiè!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

avete provato a presentarvi a questo bellissimo appuntamento come 2 singoli e non come coppia sposata civilmente?

Dioscorea ha detto...

Eh,certo, Arsenio Lupin...
A) Ci vuole prima il certificato d'idoneità fatto dal parroco della propria parrocchia d'appartenenza. Da lì non si scappa. Disposizione degli ultimi tempi. Il mio purtroppo mi conosce.
B) Se ti chiedono la carta d'identità sei comunque fritto.

Anonimo ha detto...

ammazza il prete e presenta il passaporto

Dioscorea ha detto...

Giusto, tanto l'omicidio non è pregiudiziale in questo caso.

Anonimo ha detto...

ci vorrebbe un battesimo con rito civile. avreste le carte in regola